La vicenda di Luigi Banchéro è una storia vera accaduta a Taggia nel 1625 ed è stata protagonista – nei secoli che si sono succeduti – di testi più o meno romanzati, in prosa o in versi, che ne hanno alimentato la leggenda. All’inizio del ‘900 diventò una pièce teatrale con la regia di un giovanissimo Carmine Gallone (che poi si sarebbe dedicato al cinema).
Dopo l’allestimento speciale di tre anni fa, con cui si celebravano i 20 anni del Teatro del Banchéro, che al protagonista di quell’evento deve il proprio nome, e realizzato in collaborazione con il Teatro dell’Albero, LB torna oggi sul palco con un nuovo allestimento, nuovi attori e una nuova regia.
LB, Luigi Banchero è una storia che affonda le radici nella nostra terra, ma è anche una storia che è diventata radice del nostro Teatro. In questo gioco dialettico tra terra e teatro prende le mosse questa messa in scena dove il palcoscenico del teatro è inteso in modo più ampio come quello della vita. Una vita legata alle tradizioni rurali liguri ponentine, dove a fare da padrone è il prodotto tipico per eccellenza: l’oliva. Gli oggetti del lavoro si trasformano in oggetti carichi di simboli, in un gioco molto vicino a quello teatrale ma non teatralizzato, che fanno spontaneamente i bambini quando giocano al “far finta”. La finzione scenica è messa a nudo in un continuo ribaltamento tra l’oggi e un passato evocato e romanzato che non si cela mai nella finzione drammatica. I 6 attori inconsciamente vestono i panni di personaggi che in qualche modo già lì animano proprio perché parte integrante del loro essere. Allora il gioco del teatro diventa un riscoprire, un cercare qualcosa che era solo perduto. Ritrovarsi. Attraverso una complicità fisica molto importante e tratti di irriverenza gli attanti ci trasportano in un seicento quasi farsesco, proprio della volontà di fare sul serio senza prendersi sul serio (Giorgia Brusco).
“E’ la storia di Luigi Banchéro e Rosa Lanfranco – spiega Marco Barberis -due giovani di Taggia che stanno per sposarsi a dispetto delle mire e dei desideri, sulla stessa Rosa, del Marchese Lercari, che è il Podestà. I sei attori che salgono sul palco raccontano una storia drammatica, ma anche da ridere, indicandoci come la società del ‘600 non fosse così diversa dall’Italia di oggi. Con LB abbiamo voluto recuperare un patrimonio culturale di Taggia e del ponente ligure, un testo e una storia che erano dimenticati e a cui, in occasione dei festeggiamenti per i nostri vent’anni, abbiamo voluto dare la valenza che meritano e che oggi riproponiamo con un gruppo di attori usciti dalla nostra scuola”.
Gianni Cascone, drammaturgo, ha scritto un testo nuovo, contemporaneo: “È nata l’idea – spiega – di creare un meccanismo trasparente, à la Brook – modello per me insuperato – in cui il destino di Luigi Banchéro fosse un nucleo intorno a cui evocare la radice storica, celebrare l’arte della finzione scenica e interrogare il presente (grazie al passato) circa le dinamiche del potere e gli squilibri sociali, la manipolazione dell’informazione e della realtà, circa la natura della ‘rappresentazione’ “.